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10 DOMANDE A LUISA MATTIA

 

Luisa Mattia è un’autrice di romanzi per bambini e ragazzi abituata a parlare e lavorare con il pubblico a cui si rivolge, vicina ai più giovani ai quali sa parlare e che sa ascoltare.

Tra i suoi romanzi ci piace ricordare I jeans di Garibaldi (Cartusia), La Scelta (Sinnos) e i libri che compongono la trilogia di Merlino (e/o).

L’intervista che, con la consueta immediatezza e disponibilità, ha concesso a Leggere Leggerci è un tassello importante per capire il mondo degli autori italiani per ragazzi dal punto di vista di chi quotidianamente lo vive senza risparmiarsi.

       

 

1. Con la Fiera di Bologna appena chiusa sembra confermarsi la tendenza a valorizzare gli albi illustrati e i libri – oggetto: prodotti raffinati e sicuramente degni di attenzione. Ma la narrativa, e ancor più quella italiana, continua ad essere “la grande esclusa”, per usare un’espressione con cui ci si è riferiti alla letteratura per l’infanzia in generale. Come dobbiamo interpretare questo fenomeno?

Mi chiedete qualcosa a cui non so dare una risposta certa. Gli albi illustrati sono una narrativa bella, in cui l’armonia tra testo e illustrazione è fondamentale. Poi ci sono i libri – giocattolo, i libri-oggetto, i libri da guardare, da toccare, da annusare…Insomma, libri che lavorano sull’immaginario dei bambini facendo a meno delle parole. E bene fanno, dico io. C’è un’età in cui i bambini – parlo di quelli piccoli piccoli – le parole ce le mettono da soli. Così dev’essere. La narrativa non mi sembra esclusa ma , piuttosto, debole. Quella italiana, in particolare. E’ una debolezza che nasce, io credo, da una sorta di pregiudiziale autocensura che impedisce a un autore italiano di essere libero, ma libero sul serio. Per fare che cosa? Ma per scrivere con la gioia di inventare, sperimentare, azzardare e permettersi di scrivere stupende “scemità”. Storie comiche, grottesche, imprevedibili, esagerate, tragiche, romantiche, strappacuore, intime, misurate. Storie, dunque. Invece, qua in Italia, si continua a parlare pomposamente di letteratura e basta. Così, si scrivono molti libri che non raccontano niente. Però sono scritti bene e questo consola gli autori e i critici. Forse.

2. Perché, secondo lei, i piccoli editori tendono a sperimentare anche coraggiosamente soprattutto negli albi illustrati e molto meno nella pubblicazione di romanzi?

Per gli stessi motivi che ho detto sopra. Un testo per un albo illustrato si può permettere di inventare, sperimentare, ridere e arriva nelle mani dei bambini – con il filtro di genitori e insegnanti – senza troppi problemi. Un romanzo per ragazzi e adolescenti deve cercarsi un lettore e la cosa diventa più difficile e rischiosa per un editore. E anche per l’autore. Bisogna avere una buona storia da raccontare e saperla raccontare così bene da strappare il tempo al gioco, allo sport e alla Tv. Da “strappare” l’attenzione e il cuore di chi legge. Mica facile.

3. Quali sono gli autori del passato che hanno contribuito alla sua formazione di cui sente l’influsso nel suo modo di scrivere?

Non so rispondere. Ho letto (e leggo) molto e di tutto. Da bambina ho letto Dickens, Topolino di Disney e i romanzi a puntate del “Corriere dei Piccoli”. E poi i fumetti e le strisce di “Pedrito El Drito”, “Arturo e Zoe”, senza farmi mancare le grandi parodie Disney insieme alle Fiabe di tutto il mondo, “Il giro del mondo in 80 giorni”, “Il Principe e il Povero”…E poi “Il richiamo della foresta”, “Un albero cresce a Brooklyn”, “L’isola di Arturo”, “Orlando furioso”…. Ho visto tanti film, in tv e al cinema. Ho sentito molte storie, raccontate dai grandi e dai piccoli come me… Oggi leggo…di tutto!

4. I suoi libri parlano ai più piccoli ma anche agli adolescenti: può spiegarci in che modo questi due tipi di scritture si differenziano l'una dall'altra?

Ah, saperlo fare! Io credo che sia la stessa scrittura. Cambia il modo di raccontare, ma neanche di tanto. Il punto di vista fa la differenza nel modo di narrare e l’obbligo di scrivere cercando di obbedire alla semplicità. Bambini o ragazzi, quando leggono, cercano la stessa cosa: stupore, emozione, sorrisi e risate, sentimenti profondi. Nelle storie ci vogliono mettere casa. E chi scrive deve preoccuparsi di costruire le mura seguendo le loro esigenze, che cambiano – certo – a seconda dell’età… Una casa di parole e di frasi, ma sempre una casa !

5. Che ruolo gioca la ricerca stilistica e formale nella scrittura di libri per bambini e ragazzi?

A questa domanda credo di avere già risposto. Più o meno.

6. C’è un periodo storico che la appassiona in cui le piace ambientare le sue storie?

Mi appassiona tutto il tempo passato. Da sempre, mi seduce il Medioevo. Sarà effetto dei cavalieri e dei telefilm di Robin Hood che vedevo in televisione da bambina? Forse sì. Però, non ho specifiche preferenze. Per scrivere la trilogia di Merlino ho studiato e approfondito il Medioevo. Adesso sto scrivendo un romanzo, Caravaggio e l’incanto della strega, ambientato nella Milano di fine Cinquecento…

7. In una sua intervista rilasciata non molto tempo fa abbiamo letto che sta lavorando a un romanzo ambientato sul litorale romano. Può dirci qualcosa di più ?

Il titolo provvisorio: LUPO GENTILE. E’ una storia di giovani border line, ambientata oggi. L’unità di tempo è il periodo dei Mondiali di calcio del 2006.

8. Quando lavora direttamente con i bambini, nelle scuole o nelle librerie, lei riesce sempre a costruire insieme a loro un racconto creativo che sembra nascere in modo semplice e naturale. Qual è il suo ruolo in questo processo di costruzione e in che modo, alla fine, riesce a far funzionare tutto il racconto ?

Mah, i racconti nascono in modo semplice e naturale, se no non sarebbero racconti. Io credo di aver imparato a scrivere storie…dalle storie. C’è una rete antica, dai miti alle fiabe popolari, che è la base di qualsiasi racconto.E’ sempre la stessa. Torna. I bambini la sanno. La so anch’io. E’ per questo che poi saltano fuori nuovi racconti. Quando ci si incontra tra “esperti”…

9. Cosa direbbe a un adulto per convincerlo a leggere un libro per ragazzi?

Non gli direi proprio niente. Non devo convincerlo. I libri sono lì. Offrono occasioni di stupore. Basta allungare una mano, aprire e cominciare a leggere. Senza preoccuparsi di dimostrare agli altri che si sta leggendo qualcosa di intelligente, di serio o di non so che cosa…

10. Quale libro della letteratura per bambini e ragazzi consiglierebbe ai visitatori di Leggere Leggerci?

Un romanzo che ho appena finito di leggere. Lo ha scritto Marie Aude Murail e si intitola “OH BOY”. Editore Giunti. E’ una bella storia, intensa, originale per il punto di vista e il modo di narrare. Un libro…felice.

Per gentile concessione di Luisa Mattia

www.luisamattia.com

                                                                                  Leggere Leggerci
                                                                                  2 maggio 2008

 

   
 

   
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